Esclusiva: Gioco Legale, Slot e VLT: Intervista Esclusiva al Prof. Ezio Stellato sul Trattamento Fiscale Iniquo

Oggi incontriamo il Professor Ezio Stellato, commercialista e autore di numerose pubblicazioni e relatore in ambito fiscale.

Di recente ha sollevato l’attenzione sul tema del trattamento fiscale e regolatorio riservato agli esercenti di slot machine e VLT, che ha definito “iniquo”. Nel suo intervento pubblico ha messo in luce le criticità di un sistema che penalizza i piccoli operatori e chiede maggiore equità normativa.

In questa intervista esclusiva come per altre interviste di SPIKESlot, affrontiamo tutti gli aspetti del gioco legale, grazie ad Ezio Stellato discutiamo dei punti critici della normativa italiana vigente, tra distanziometri, aumento della pressione fiscale, proliferazione dell’illegalità e rischio di squilibri normativi tra gioco fisico e online.
Un’analisi lucida, il parere dell’esperto sul futuro del gioco pubblico in Italia che apre anche a proposte concrete per un sistema più equo e sostenibile.

1. Professore, lei parla di un trattamento “iniquo” e “autolesionista” da parte dello Stato nei confronti del comparto slot e VLT. Secondo lei, si tratta di una strategia miope o di una deliberata scelta politica basata su pressioni morali e ideologiche?

Il trattamento del comparto slot e VLT è il risultato di una combinazione di miopia politica e pressioni ideologiche.

Da un lato, lo Stato adotta misure restrittive senza valutare gli effetti economici e sociali, come la perdita di gettito fiscale (circa 11 miliardi annui in totale dal gioco legale) e la spinta verso l’illegalità. Dall’altro, le scelte sono spesso guidate da un moralismo che demonizza il gioco legale, ignorando che il proibizionismo non elimina la domanda, ma la dirotta verso circuiti non controllati.

Questo approccio, anziché tutelare i cittadini, indebolisce un settore che garantisce occupazione (circa 150.000 posti di lavoro) e risorse per lo Stato, rivelando una strategia non solo miope, ma controproducente.

2. Le norme sul “distanziometro” e le limitazioni orarie, seppur nate per tutelare i soggetti vulnerabili, sembrano avere effetti opposti. In base alla sua esperienza, come sta cambiando la geografia del gioco legale e illegale in Italia?

Le norme come il distanziometro e le limitazioni orarie, pur motivate dalla tutela dei vulnerabili, si sono rivelate inefficaci e controproducenti. Studi, come quelli dell’Istituto Superiore di Sanità, dimostrano che non riducono la dipendenza dalle scommesse, ma spostano i giocatori verso offerte illegali o online, spesso prive di controlli.

In Italia, il gioco illegale, gestito dalla criminalità organizzata, è stimato in 20 miliardi annui.
La geografia del gioco legale si sta riducendo a poche aree conformi ai distanziometri, concentrando l’offerta e penalizzando i piccoli esercenti. Parallelamente, il gioco illegale prolifera in contesti non regolamentati, come bar o circoli privati, dove non esistono tutele per i giocatori né entrate per lo Stato.

3. Mentre il gioco fisico è sempre più vincolato, il gioco online gode di ampi margini di manovra. A suo avviso, esiste oggi un rischio reale che il legislatore stia involontariamente favorendo le piattaforme meno controllabili, anche estere?

Sì, esiste un rischio reale. Le restrizioni sul gioco fisico, come tasse sul gioco elevate (PREU al 24% per le slot) e vincoli territoriali, contrastano con la minore regolamentazione del gioco online, che gode di una tassazione più leggera (circa 22% sul margine) e di una flessibilità operativa maggiore.

Questo squilibrio spinge i giocatori verso piattaforme online, spesso estere, che operano in giurisdizioni con controlli più laschi.
Secondo dati ADM, il gioco online è cresciuto del 20% annuo negli ultimi 5 anni, ma una parte significativa sfugge alla regolamentazione italiana. Il legislatore, concentrandosi sul gioco fisico, sta involontariamente favorendo un mercato meno trasparente, con rischi per la sicurezza dei giocatori e perdite fiscali per lo Stato.

4. Lei propone l’uso di tecnologie avanzate per rilevare comportamenti a rischio. Ritiene che ci siano già oggi strumenti concreti per realizzare un gioco “più intelligente”, oppure siamo ancora fermi a una gestione di tipo emergenziale e repressivo?

Esistono già strumenti concreti per un gioco più intelligente, ma la gestione attuale resta emergenziale e repressiva. Tecnologie come l’intelligenza artificiale e il machine learning possono analizzare i dati di gioco in tempo reale per identificare comportamenti a rischio, come sessioni prolungate o puntate anomale, consentendo interventi mirati (es. avvisi o limiti temporanei).

Sistemi come il Registro Unico delle Autoesclusioni (RUA) potrebbero essere potenziati con algoritmi predittivi. Tuttavia, il legislatore si limita a misure punitive, come aumenti fiscali o divieti, senza investire in innovazione. Paesi come la Svezia utilizzano già piattaforme integrate per il monitoraggio responsabile: l’Italia potrebbe seguirne l’esempio, superando l’approccio ideologico.

5. In che modo un sistema fiscale più equilibrato potrebbe tradursi in benefici reali per lo Stato? Esistono già dei modelli virtuosi a livello europeo da cui potremmo trarre ispirazione?

Un sistema fiscale più equilibrato, con una riduzione del PREU (es. dal 24% al 20% per le slot) e una tassazione uniforme tra fisico e online, incentiverebbe la sostenibilità del settore legale, riducendo la fuga verso l’illegalità. I benefici per lo Stato includerebbero: maggiore gettito fiscale a lungo termine (grazie a un mercato legale più competitivo), tutela dell’occupazione e contrasto alla criminalità.

Modelli virtuosi esistono in Danimarca, dove una tassazione moderata (20% sul margine lordo) e incentivi per operatori responsabili hanno aumentato le entrate fiscali e ridotto il gioco illegale. L’Italia potrebbe adottare un approccio simile, bilanciando entrate e prevenzione.

6. Se potesse dialogare oggi con i decisori politici italiani, quale sarebbe il primo provvedimento che proporrebbe per riequilibrare il settore del gioco legale senza compromettere la tutela del cittadino?

Proporrei l’istituzione di un tavolo tecnico permanente tra Stato, operatori e associazioni di categoria per riformare il settore in modo pragmatico.

La priorità sarebbe una revisione fiscale che riduca il PREU e uniformi la tassazione tra gioco fisico e online, accompagnata da un piano nazionale per l’adozione di tecnologie di monitoraggio avanzate (es. IA per la prevenzione del gioco patologico).
Questo garantirebbe entrate stabili per lo Stato, tutela dei giocatori vulnerabili e competitività del settore legale contro l’offerta illegale, senza cedere a pressioni ideologiche.

Osservazioni conclusive

Ringraziamo il professor Ezio Stellato – commercialista, tributarista e advisor per PMI e grandi contribuenti, Presidente di Factory Tax, docente universitario, esperto in diritto tributario e crisi d’impresa, e advisor dell’Istituto Milton Friedman – per aver offerto una lettura chiara e articolata del quadro attuale non solo su slot VLOT e slot machine, ma sul modus operandi complessivo.

Contrariamente a quanto si pensi, non è tanto importante comprendere quanto si guadagna con le slot, ma come e da chi sono regolamentate, perché è lì che si gioca la vera partita tra legalità, tutela del giocatore e sostenibilità del sistema.

Le sue riflessioni hanno aiutato a comprendere le radici culturali e normative della disparità esistente, evidenziando le conseguenze sul territorio e le abitudini di scommessa. Ha sottolineato i pericoli di una concorrenza sleale e la fragilità di un sistema regolatorio poco omogeneo, aprendo anche uno spiraglio verso innovazione, prevenzione e riforme possibili.
Uno sguardo lucido e propositivo, che auspichiamo possa alimentare un dibattito costruttivo e concreto.

Redatto da: SPIKE